BRUXELLES - L'uso dell'intelligenza artificiale nelle forze dell'ordine e nella magistratura dovrebbe essere soggetto a forti salvaguardie e supervisione umana, afferma il Comitato per le libertà civili. In una bozza di relazione adottata con 36 voti favorevoli, 24 contrari e 6 astensioni, i deputati sottolineano la necessità di garanzie democratiche e responsabilità per l'uso dell'intelligenza artificiale (AI) nelle forze dell'ordine.
CONTRO LA DISCRIMINAZIONE - I deputati temono che l'uso dei sistemi di intelligenza artificiale nelle attività di polizia possa potenzialmente portare a una sorveglianza di massa, violando i principi fondamentali dell'UE di proporzionalità e necessità. Il comitato avverte che altrimenti le applicazioni legali di intelligenza artificiale potrebbero essere riproposte per la sorveglianza di massa.
LA BOZZA - La bozza di risoluzione evidenzia il potenziale di parzialità e discriminazione negli algoritmi su cui si basano i sistemi di intelligenza artificiale e di apprendimento automatico. Poiché i risultati di un sistema dipendono dai suoi input (come i dati di addestramento), è importante tenere in considerazione la distorsione dell'algoritmo. Attualmente, i sistemi di identificazione basati sull'intelligenza artificiale sono imprecisi e possono identificare erroneamente gruppi etnici minoritari, persone LGBTI, anziani e donne, tra gli altri gruppi. Inoltre, le previsioni basate sull'intelligenza artificiale possono amplificare la discriminazione esistente, una preoccupazione nel contesto delle forze dell'ordine e della magistratura.
RICONOSCIMENTO FACCIALE - Affrontando tecniche specifiche a disposizione della polizia e della magistratura, il comitato osserva che l'intelligenza artificiale non dovrebbe essere utilizzata per prevedere comportamenti basati su azioni passate o caratteristiche del gruppo. Sul riconoscimento facciale, i deputati osservano che sistemi diversi hanno implicazioni diverse. Chiedono un divieto permanente all'uso di dettagli biometrici come andatura, impronte digitali, DNA o voce per riconoscere le persone in spazi accessibili al pubblico.
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