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Islands of contention

Le isole della discordia

di Elisabetta Squillace

Ancestral discord is hard to clean up, as a result China and Japan are once more the  strongest duelists of the Far East. This time bone of contention is a very little archipelago, just between Taiwan and Okinawa Islands, called Senkaku in Japanese or Diaoyutai in Chinese, and composed by uninhabited islands rich in natural resources. Contention between the two countries has lasted for years, although Senkaku Islands have always been under Japanese administration, but recently it has sharpened because of the Japanese Government ‘s decision to formally buy the Islands in the name of the Kurihara family. Chinese reaction to this event has been strong: more than one hundred Chinese cities have seen protests against Japanese, a thousand Chinese fishing boats are heading towards the Islands to claim their own dissension, and, as a result, several Japanese industries in China, mainly Mazda, Nissan and Honda, has decided an interruption of service due to fear of retaliation. United States of America have showed such concern about the situation that the Secretary of Defence Leon Panetta has gone first in Japan and then in China, just to handle the situation more closely. Meanwhile, Japanese Government, worried about a possible conflict, asked China for protection for Japanese citizens in the country. 

 

I vecchi dissapori non si estinguono facilmente, così Cina e Giappone tornano ad essere i duellanti più tenaci dell’estremo oriente. La pietra dello scandalo è la rivendicazione da parte di entrambe le nazioni di un piccolissimo arcipelago situato a 120 miglia nautiche a nordest di Taiwan e 200 miglia nautiche a sudovest dell’isola di Okinawa, chiamate isole Senkaku in lingua giapponese e isole Diaoyutai in lingua cinese, le quali sono disabitate, ma ricchissime di risorse naturali. Il braccio di ferro tra i due paesi dura da tempo, nonostante l’arcipelago sia sempre stato sotto l’amministrazione giapponese, ma la tensione si è aggravata quando il governo nipponico ha deciso di formalizzare il proprio dominio attraverso l’acquisto delle isole da parte della famiglia Kurihara. La reazione cinese è stata fortissima: più di 100 città cinesi hanno registrato proteste anti-nipponiche, mille pescherecci cinesi sono diretti verso le isole per ribadire il loro feroce dissenso e, di conseguenza, le principali fabbriche automobilistiche giapponesi in Cina - Mazda, Nissan e Honda - hanno stabilito una interruzione del servizio di almeno due giorni per paura di ritorsioni. Gli Stati Uniti hanno manifestato molta preoccupazione sugli sviluppi della vicenda, tanto che il segretario della difesa americano Leon Panetta si è recato prima in Giappone, poi in Cina, per gestire la questione più da vicino: “Sono preoccupato quando vedo Paesi impegnati in provocazioni varie che potrebbero portare a violenze e, infine, a un conflitto” sono state le parole espresse dal segretario della difesa. Nel frattempo, il governo giapponese, preoccupato anch’esso per possibili conflitti, ha chiesto alla Cina che siano adottate misure di protezione nei confronti dei cittadini giapponesi in Cina.

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