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Nello Sri Lanka si rischia un disastro ambientale senza precedenti

Nello Sri Lanka si rischia un disastro ambientale senza precedenti

Nel Paese c'è profonda preoccupazione in attesa della fuoriuscita di materiale tossico dalla nave cargo andata a fuoco al largo della costa

di Maria Chiara Fantauzzi

ROMA - Nello Sri Lanka si respira un'aria di profonda preoccupazione per le sorti del materiale altamente tossico presente all'interno della nave cargo MV X-Press Pearl, adagiatasi sul fondo dalla parte di poppa a 21 metri di profondità al largo delle coste della capitale, Colombo, dopo essere stata vittima di un incendio durato per 13 giorni.

IL RISCHIO - Secondo le autorità marittime del Paese, c'è la possibilità che la maggior parte del materiale infiammabile presente (278 tonnellate di olio combustibile, 50 tonnellate di gasolio e 20 contenitori pieni di olio lubrificante) sia andato bruciato con l'incendio. Ma all'interno dei 1.486 container a bordo, 81 dei quali classificati come 'carico tossico', ci sono anche lingotti di piombo, 25 tonnellate di acido nitrico, altri prodotti chimici e cosmetici. "Guardando il modo in cui la nave è bruciata, l'opinione degli esperti è che il petrolio a bordo potrebbe essersi esaurito, ma ci stiamo preparando per lo scenario peggiore" spiega il comandante dell'Autorità portuale dello Sri Lanka, Nirmal Silva.

LA SORVEGLIANZA - I resti del cargo sono sorvegliati a vista da vari mezzi della guardia costiera indiana e srilankese. Al momento, però, non è stato possibile salire a bordo a causa del maltempo che imperversa nella regione. Proprio per questo, non è stato ancora possibile effettuare un calcolo dei danni e una valutazione sulla possiblità di spostare il relitto in una zona più controllata. Intanto i mezzi navali si stanno adoperando per posizionare delle protezioni che dovrebbero limitare le fuoriuscite di materiali tossici.

I DANNI - Già ora "i danni all'ecosistema marino sono incalcolabili", spiega Hemantha Withanage, direttore esecutivo del Center for Environmental Justice dello Sri Lanka. Ma oltre al danno ambientale sono numerose le conseguenze anche economiche per il Paese. L'immagine delle spiagge contaminate da tonnellate di microgranuli di plastica da imballaggio di certo non aiuteranno la ripresa della stagione turistica post-covid, uno dei motori del Paese. Mentre le comunità locali, a cui è stata privata la possibilità di pescare ad almeno 80 chilometri dal luogo del disastro, chiedono al governo un aiuto. "Il divieto colpisce 4.300 famiglie del mio villaggio", ha commentato all'Afp Denzil Fernando, capo del sindacato regionale dei pescatori. "La maggior parte delle persone vive con un pasto al giorno. Quanto tempo possiamo andare avanti così? O il governo ci permette di pescare o ci deve dare un risarcimento". 

IL RISARCIMENTO - Intanto il governo si è mosso annunciando di voler chiedere un risarcimento per il danno, così come fecero le Mauritius al Giappone pochi mesi fa. "Calcoleremo i costi dall'inizio dell'incidente e chiederemo un risarcimento", ha annunciato in conferenza stampa il ministro dei Porti Rohitha Abeygunewardene. Il riferimento, seppur implicito, è diretto a Singapore, dove la nave ha l'immatricolazione. Intanto nel Paese ci si chiede come mai le autorità abbiano dato il permesso di attracco alla nave, che già aveva segnalato la perdita di acido nitrico, "miccia" dell'incendio scoppiato il 20 maggio scorso. Un permesso che sia India che Qatar avevano rifiutato.

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