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Onu sospende sfratti a Roma, ma l’Italia non ci sta

Onu sospende sfratti a Roma, ma l’Italia non ci sta

Portelli (responsabile ricorsi): tutela vulnerabili, istituzioni li rispetti

ROMA - Durante la pandemia in tanti in Italia si sono impoveriti e la pratica degli sfratti è aumentata, per questo un gruppo di attivisti e ricercatori ha presentato una serie di ricorsi alle Nazioni Unite, che ne ha accolti e sospesi oltre venti intravedendo la violazione del diritto inalienabile alla casa. L'Avvocatura dello Stato però nei giorni scorsi ha chiesto al tribunale di Roma di non prendere in considerazione la pronuncia dell'Onu, come denuncia all'agenzia Dire uno dei responsabili dei ricorsi: 'E' triste che il governo italiano stia spingendo un tribunale a ignorare una sospensione di sfratto giunta dalle Nazioni Unite. Si tratta però di un fatto quasi secondario rispetto alla grande novità a cui stiamo assistendo: l'Onu ha accolto quasi venti richieste di sospensione - proprio poco fa ci è stata comunicata l'ultima -, un fatto che evidenzia che, per l'Onu, le istituzioni italiane stanno violando i diritti umani, e in particolare il diritto inalienabile alla casa. I casi riguardano sia italiani che stranieri, persone che con la pandemia si sono impoverite ancora di più. La maggior parte delle richieste riguarda Roma: oggi stesso il Tribunale ha sospeso lo sfratto di una famiglia marocchina con due figli piccoli nel quartiere romano di Tor Bella Monaca, di nuovo su richiesta dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite'.

PORTELLI - Stefano Portelli è antropologo e ricercatore presso l'Università di Leicester, con alle spalle diversi studi sul diritto all'abitare e il fenomeno della gentrificazione. All'agenzia Dire racconta che, nei mesi del lockdown del 2020, ha contribuito a creare una nuova rete di studiosi ed attivisti per la casa, alcuni dei quali già attivi in altre formazioni politiche come Asia-Usb e il Movimento per l'abitare. L'obiettivo del gruppo, che si era dato il nome di 'Sciopero degli Affitti', era far prendere coscienza che la crisi del Covid avrebbe presto scatenato un'ondata di sfratti di persone vulnerabili che vivono in affitto privato, tra cui migranti, famiglie monoparentali, e persone già impoverite o senza altro reddito che quello di cittadinanza.

L’IMPEGNO - L'ultima attività, che da qualche mese tiene gli attivisti impegnati 'quasi a tempo pieno', è preparare comunicazioni individuali all'Alto Commissariato Onu per i Diritti umani, per sospendere gli sgomberi forzati di persone che non riescono più a pagare l'affitto. Infatti, il Patto internazionale Onu per i Diritti Economici, Sociali e Culturali (Pidesc), che l'Italia ratificò nel 1976, all'articolo 11 sancisce, tra i diritti a una vita dignitosa, anche quello alla casa, che la pratica degli sfratti forzati viola palesemente. Un Protocollo aggiuntivo a questo trattato stabilisce che la Commissione di vigilanza possa ricevere comunicazioni individuali, e nel caso che intercetti il rischio di una violazione, possa intervenire nel procedimento giudiziario richiedendo una sospensione temporanea. Lo strumento delle comunicazioni individuali esiste da tempo, 'ma in Italia nessuno lo aveva mai impiegato per gli sfratti', dice Portelli. Ne stanno usufruendo persone come Jaime Torres Vallejos, un abitante peruviano del quartiere Alessandrino: padre single, rimasto disabile al 50% dopo un incidente invalidante, 'nonostante abbia dovuto sospendere il lavoro come operatore socio-sanitario a causa della sua disabilità, e abbia un figlio minorenne, non ha ottenuto una casa popolare' riferisce Portelli.

 

FONTE e FOTO: Agenzia Dire

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