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Parlamento, zona franca

Parlamento, zona franca

I politici di casa nostra, anche durante il lockdown, hanno continuato a non dare il buon esempio

di Matteo Spinelli

ROMA - “Quis custodiet ipsos custodes?”, o per meglio dire (visto che con la didattica a distanza di latino sul pc, ultimamente, se ne sta leggendo molto) “chi sorveglierà i sorveglianti?”. La locuzione latina tratta dalla VI Satira di Giovenale, poi ripresa anche da Platone nel dialogo La Repubblica, pone un tema pressante, annoso e, sicuramente, attuale. Chi vigila su chi, per stesso mandato elettorale da parte del popolo, è tenuto a decidere cosa sia meglio per il Paese?

In questi tempi di pandemia, con il lockdown da poco concluso e tante scelte compiute ed ancora da compiere per ristabilire la normalità quotidiana, sono state molte le critiche mosse ai politici di casa nostra. I motivi sono i più disparati (in pieno stile italiano, sempre pronto a criticare e mai a fare) e vanno dall’austerity, fino alle scelte economico-politiche. Insomma, i soliti temi della politica e dei politicanti.

Ma c’è un aspetto che, forse troppo, è stato sempre messo in secondo piano. Dal punto di vista etico, infatti, i sorveglianti vengono sorvegliati? Non stiamo neanche tanto a discutere dei vari intrallazzi personali che, un tantum, escono allo scoperto con indagini e scandali vari. Ciò che negli ultimi giorni ha destato scalpore sono state le scene di bagarre – anche fisica – scoppiate all’interno del Parlamento italiano.

In un momento in cui la parola all’ordine del giorno è “distanziamento” abbiamo assistito a veri e propri scontri fisici, dove si è evitato di degenerare solo grazie all’intervento degli inservienti d’aula, più che del buonsenso. Scene raccapriccianti che, da anni, intasano la quotidianità della cronaca politica. Ciò che colpisce, come detto, è però la tempistica di tali azioni.

In pieno periodo di lockdown – scattato lo scorso 9 marzo – sono stati tanti, infatti, gli episodi nei quali, visto il momento di distanziamento sociale sbandierato ai quattro venti, i nostri esponenti politici sono venuti meno alle istruzioni da loro stessi consigliati; il tutto, come se non bastasse, accompagnato da sceneggiate degne di un cinema, più che di un’aula parlamentare.

Il 30 aprile, a Palazzo Madama, alcuni esponenti di Lega e Partito Democratico sono quasi arrivati alle mani, tra spintoni ed insulti. Il distanziamento sociale, così come il buon senso e l’educazione, erano altrove. Il bis arriva quattordici giorni dopo. Nicola Fratoianni, esponente di LeU, accusa addirittura sputi e mancanze di mascherine durante la bagarre parlamentare alla Camera. Il dibattito, neanche a dirlo, sfocia in una contestazione che porta quasi allo scontro fisico.

La ciliegina sulla torta, poi, è arrivata giovedì scorso. Ricciardi, esponente del Movimento 5 Stelle, ha accusato i Governatori della Lombardia (esponenti della Lega) per la gestione dell’emergenza virus, facendo scatenare un vero e proprio pandemonio in aula. Urla, spinte, cazzotti sui banchi ed affronti a muso duro. Distanza sociale? Meglio parlare d’altro…

Un’altra occasione persa, quindi, per cambiare la nostra quotidianità dopo una pandemia che l’ha stravolta? Forse sì, ma di certo sono anni che dalla politica di casa nostra i buoni esempi latitano.

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