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Patuanelli: "Serve sburocratizzazione per spendere le risorse del Recovery Fund"

Patuanelli: "Serve sburocratizzazione per spendere le risorse del Recovery Fund"

Il suo intervento a Che tempo che fa su Rai3

di Stefania Abbondanza

ROMA - Senza una sburocratizzazione le amministrazioni centrali e locali, che già fanno difficoltà a spendere le risorse disponibili, non riusciranno a trasformare in progetti compiuti le grandi risorse che l’Europa ha messo a disposizione grazie al grande lavoro fatto dal Governo. Dobbiamo però ricordare che la burocrazia di oggi è frutto di una stratificazione normativa di decenni, non c’è una bacchetta magica per scioglierla. Abbiamo provato già nella prima legislatura con il decreto Semplificazione. Sono d’accordo con De Luca che noi non possiamo pensare che per realizzare un’opera si debba far ricorso ai commissari. E’ la legislazione ordinaria che deve consentircelo. Quindi il Recovery Plan italiano, il Next Generation Italia, dovrà avere delle parti normative di accompagnamento, altrimenti rischiamo che i soldi rimangano sulla carta” così il Ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa su Rai3.

LA TASK FORCE - Sulla task force prevista da Conte: “Il percorso che il Presidente ha proposto è l’unico possibile, è stato proposto un testo in Consiglio dei Ministri che diventerà decreto e farà il percorso parlamentare, per cui credo che più partecipato di così sia difficile. La maggior parte delle progettualità del Recovery sono orizzontali che toccano molti ministeri con la stessa misura. Deve esserci una cabina di regia che verifica e monitora. Non sono assolutamente offeso dalla task force”

LA DIGITALIZZAZIONE DEL PAESE - Sulla digitalizzazione del Paese: “Dobbiamo investire le risorse per ricucire alcune fratture nei sistemi produttivi e nelle reti infrastrutturali. La privatizzazione di molti servizi ha portato a vedere l’infrastruttura come motore economico delle imprese che la fanno o la implementano e spesso si sono create aree bianche, laddove non c’è un mercato sufficiente per garantire l’investimento. Ci sono aree bianche per il digitale ma anche per l’energia elettrica. Per questo lo Stato deve intervenire. Dove la parte privata non riesce a fare gli investimenti deve intervenire lo Stato se quei servizi sono essenziali. E oggi i servizi essenziali non sono solo acqua ed energia elettrica ma anche la connettività. Lo vediamo in questa pandemia, il diritto all’educazione se questa avviene a distanza significa avere accesso alla rete”.

L'ILVA - Sulla nazionalizzazione del 60% dell’Ilva: “In questo caso la nazionalizzazione non dipende da un fallimento del mercato, ma la sostenibilità economica, ambientale e sociale può essere garantita solo dalla capacità di investimento dello Stato; è l’unico soggetto che può fare investimenti di manutenzione, di realizzazione di nuovi impianti, garantendo al contempo la continuità produttiva, con la consapevolezza che dobbiamo anche garantire delle alternative occupazionali a quei cittadini. Il tavolo interministeriale di Taranto sta lavorando bene”

IL PIANO DI RIPRESA E RESILIENZA - Sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: “Una misura fondamentale è il superbonus 110%. C’è una componente incredibile che riguarda la possibilità di risparmiare energia. Il Consiglio Europeo ha innalzato al 55% la percentuale di riduzione di emissioni di Co2 al 2030, la prima cosa da fare è consumare meno energia. Con il super bonus abbiamo questa possibilità e al contempo mettiamo in sicurezza sismica gli edifici e consentiamo di farlo anche a chi non ha la disponibilità economica. Inoltre diamo enorme slancio al settore edile. È un investimento importante, ma io preferisco investire nell’efficientamento energetico e nel settore edile piuttosto che pagare la cassa integrazione ai lavoratori delle imprese edili che non lavorano più. E’ impensabile che questa misura si fermi al 2021, dobbiamo arrivare alla proroga al 2023”

LA CRISI DI GOVERNO - Sull’eventuale crisi del Governo: “È surreale che in un momento come questo la politica si guardi l’ombelico e pensi ad alternative a questo Governo. In questo momento l’unità deve essere la parola portante della nostra politica e dare risposte ai cittadini. Pensare oggi a crisi ed elezioni lo trovo oggettivamente surreale. Non perché sia il miglior governo possibile, io non mi sento il miglior ministro del mondo anche se sono felice che Conte lo abbia detto, mi sento però di fare il possibile per cercare di dare delle soluzioni ai problemi del Paese”

IL M5S - Sulle polemiche interne al M5S: “Il M5S ha pagato lo scotto di essere forza di opposizione, probabilmente una delle migliori degli ultimi 20 anni, ed è diventato poi centrale rispetto al governo e questo ha creato movimento, abbiamo dovuto trovare un nostro modo, un nuovo orizzonte. Difficoltà ne abbiamo avute nella prima legislatura e ci sono anche oggi. È chiaro che siamo una forza centrale nel Governo, abbiamo il 30% dei parlamentari, ma abbiamo affrontato molte difficoltà, ci sono stati gli Stati Generali, tanti momenti di confronto in cui sono emerse delle differenze, ma quando si tratta di combattere per i cittadini abbiamo sempre dimostrato di esserci. Abbiamo messo sempre il Paese prima del M5S. Non so se lo abbiamo fatto bene ma lo abbiamo fatto sempre. Abbiamo fatto dei compromessi, ma abbiamo anche fatto il reddito di cittadinanza, la legge spazza-corrotti, il super bonus” Su chi ha lasciato il movimento: “Non condivido la scelta di chi ha lasciato il Movimento. Noi siamo stati uniti da alcuni principi, su tante altre cose avevamo posizioni diverse ed oggi sono emerse ma solo il dialogo e il confronto può aiutarci a uscire da questo momento”

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