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Philip Morris, il nuovo stick di tabacco arriva da Bologna

Philip Morris, il nuovo stick di tabacco arriva da Bologna

Il nuovo prodotto verrà realizzato per essere utilizzato con il Solid 2.0, un dispositivo per scaldare il tabacco

BOLOGNA – Si amplia la gamma di stick di tabacco prodotti prodotti da Philip Morris nello stabilimento di Crespellano, a Bologna. Il nuovo prodotto verrà realizzato per essere utilizzato con il Solid 2.0, un dispositivo per scaldare il tabacco commercializzato da Philip Morris grazie al contratto di licenza siglato con l'azienda sudcoreana KT&G. Dopo Iqos, il primo sistema al mondo per il riscaldamento del tabacco, e dopo la sigaretta elettronica Veev, il lancio di lil Solid 2.0 amplia il portafoglio di prodotti senza combustione di Philip Morris. Ad oggi sono oltre due milioni i fumatori italiani che hanno completamente lasciato le sigarette. "Il nostro obiettivo è eliminare le sigarette nel più breve tempo possibile. Da tempo stiamo guidando il settore verso la più grande trasformazione della sua storia, favorendo la transizione dei fumatori che non smettono verso alternative tecnologiche senza combustione e il fatto che due milioni di fumatori abbiano già deciso di fare questo passaggio ci dice che siamo sulla buona strada", sottolinea Gianluca Iannelli, responsabile Marketing di Philip Morris Italia. Gli stick di tabacco per lil Solid 2.0 vengono prodotti a Crespellano, centro di eccellenza a livello mondiale del colosso del tabacco per la produzione e prototipazione di prodotti senza combustione. Nel sito produttivo bolognese è inoltre stato recentemente inaugurato il nuovo Centro per l'eccellenza industriale, il più grande al mondo di Philip Morris per industrializzazione, innovazione di processo, ingegnerizzazione e sostenibilità, parte di un più ampio piano di investimenti per l'Italia pari a circa 600 milioni di euro in tre anni, collegati ai nuovi prodotti senza combustione, con un impatto occupazionale stimato diretto, indiretto e indotto di circa 8.000 posti di lavoro lungo la filiera.

 

FONTE e FOTO: Agenzia Dire

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