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Roma, per le comunali M5S blocca Zingaretti e punta su Raggi

Roma, per le comunali M5S blocca Zingaretti e punta su Raggi

Intanto Gualtieri ha confermato la sua volontà a candidarsi per le primarie il 20 giugno

di Giacomo Zito

ROMA – Roma si avvicina alle elezioni comunali del prossimo ottobre. Ci si avvicina confusa, spaesata e con un "toto-nomi" di tutto rispetto, con le maggiori forze politiche ancora indecise sulla linea e sui candidati da presentare. Da una parte l'attuale maggioranza capitolina, guidata dal Movimento Cinque Stelle, che attraverso le parole del nuovo leader, Giuseppe Conte, si stringe intorno alla sua candidata, l'uscente Virginia Raggi. Dall'altra il silenzio assordante di un centro-destra mai così attendista, con un nome ancora da svelare e con un occhio che guarda alle elezioni nazionali. Nel mezzo, un pesante ago della bilancia, quello del Partito Democratico, che prima svela il nome dell'ex ministro dell'Economia Roberto Gualtieri e poi arriva a proporre l'ex segretario Nicola Zingaretti. 

LE DICHIARAZIONI - Il problema delle elezioni comunali a Roma, dunque, pare essere sempre lo stesso: la pressione esterna, la visione verso "il nazionale", l'imposizione di una corrente piuttosto che un'altra sono problemi che continuano a presentarsi, puntuali, a ogni chiamata alle urne. Zingaretti, alla ricerca di un consenso nel suo fortino, dopo la debacle nazionale, il M5S, tanto compatto esternamente quanto insicuro e frammentato internamente e poi Fratelli d'Italia, che ancora attende a presentare il nome che tutti i romani si aspettano, quello che da anni punta al seggio capitolino ma che, adesso, pare voler prendere tempo per capire il futuro e, perché no, puntare a Palazzo Chigi. A parlare a nome del M5S e chiudere, per il momento, le possibilità di un'alleanza con gli alleati del secondo Conte, è proprio l'ex premier: “Il Movimento 5 Stelle su Roma ha un ottimo candidato: si chiama Virginia Raggi, il sindaco uscente. Il Movimento l’appoggia in maniera compatta e convinta, a tutti i livelli". 

IL SIGNIFICATO - Una decisione che è sicuramente problematica per il Pd. Nonostante l'intento, a livello nazionale, di trovare un accordo per giocare insieme contro l'avanzare della destra, il nome della Raggi pesa tra i dem. Pesa per gli anni di scontri sui rifiuti e sul trasporto pubblico con il presidente della Regione Zingaretti, per non dimenticare la passata legislatura e l'appoggio alla pugnalata inferta a Ignazio Marino. Eppure su quel nome i Cinque Stelle sono irrimovibili. Prima Grillo, poi ora anche Conte ci crede, e continua: “Dispiace che a Roma non si siano realizzate le condizioni per pianificare con il Pd una campagna elettorale in stretta sinergia. Non so chi verrà indicato dal Pd come candidato ufficiale e rispetteremo le loro scelte. Ci auguriamo però che la loro decisione non metta in discussione il lavoro comune che da qualche mese è stato proficuamente avviato a livello di governo regionale, che merita di essere portato a termine fino alla fine della legislatura nell’interesse di tutti i cittadini della Regione”.

L'IMBARAZZO - Addirittura, dopo le parole del premier alla Stampa, si aggiungono quelle di Roberta Lombardi e Valentina Corrado, rispettivamente assessore della Regione Lazio alla Transizione Ecologica e Trasformazione Digitale, e al Turismo e agli Enti Locali, nonché esponenti del M5s, che parlano di un "forte imbarazzo" per la proposta di Zingaretti: “Visto il rincorrersi di articoli di stampa, ci teniamo a ribadire quanto abbiamo precedentemente affermato: è innegabile il forte imbarazzo che una eventuale candidatura di Nicola Zingaretti per le Comunali di Roma porterebbe nella neonata alleanza regionale. Il lavoro avviato da quasi due mesi sta già dando buoni risultati e per quanto riguarda la Regione la collaborazione tra il M5S e il centrosinistra è solida, sia in Consiglio che in Giunta. La volontà di tutti è quella di non far naufragare l’intesa ancora in costruzione anche nel resto del Paese che, per quanto riguarda il lavoro regionale, ha delle basi concrete”. 

IL PARADOSSO - Continuano Lombardo e Corrado: “Ciò nonostante non possiamo ignorare che la situazione che si verrebbe a creare (uniti in Regione e avversari a Roma con Zingaretti come candidato e presidente) sfiorerebbe il paradosso. L’opinione pubblica guarderebbe alla situazione di Roma e del Lazio smarrita nei giochi politici. Noi però non facciamo giochi politici. Noi siamo leali. Abbiamo accettato l’incarico di assessore per dare il nostro contributo alla Regione Lazio, cosa che stiamo facendo con tutto l’impegno e le energie per realizzare i punti del patto di fine legislatura. Il nostro impegno fin dal primo giorno in Giunta ha sempre perseguito questo obiettivo”.

L'ALTRO NOME - Intanto, sempre dal centro, conquista timidamente un ulteriore consenso il primo candidato tra i grandi nomi della politica italiana, quello di Carlo Calenda. Chiuso in un gioco politico più grande di lui, l'uomo che puntava a sbaragliare la concorrenza con una candidatura mirata e incisiva, senza se e senza ma, sperando di entrare tra i nomi in lizza per il Campidoglio, probabilmente dovrà accontentarsi di guardare la sfida da lontano.

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