ROMA – Giro di vite sulle auto con targa straniera che circolano sul territorio italiano. La cosiddetta “esterovestizione” – ovvero la pratica che consiste nell’immatricolare le proprie auto con targhe estere – è nata circa di 10 anni fa. Di questa si sono “approfittati” in molti, per i motivi più disparati: sottrarsi al pagamento delle tasse sui veicoli, evitare gli aumenti sulle assicurazioni, le multe e i controlli patrimoniali del fisco.
LA NOVITA’ – Dal 1 febbraio, però, è partita la stretta. Come riporta Il Messaggero, infatti, l’entrata in vigore della Legge europea 2019-2020, approvata dalla Camera prima di Natale e quindi dell’articolo 93bis del Codice della strada, prevede chei veicoli con targa estera, di proprietà di residenti in Italia, potranno circolare nel Paese per tre mesi anziché due da quando l’interessato ha preso la residenza italiana. Le sanzioni, in tal caso, varranno anche se alla guida del veicolo c’è un residente all’estero differente dal proprietario.
MEZZI CON TARGA ESTERA – Per quel che riguarda “i mezzi con targa estera, condotti sul territorio nazionale da un soggetto avente residenza anagrafica in Italia”, se l’identità non coincide con quella dell’intestatario del veicolo, “deve essere custodito all’interno del veicolo un documento, sottoscritto con data certa dall’intestatario, dal quale risulti in modo chiaro il titolo e la durata della disponibilità del veicolo”. Il limite per utilizzare il mezzo è di 30 giorni. Se si andrà oltre, il titolo e la durata della disponibilità del veicolo “devono essere registrati nel Pubblico registro automobilistico. Se ciò non avviene scatta una multa compresa tra 712 euro a 3.558 euro”.
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