‘Maia’, l’IA che ci rende invisibili e tutela privacy sul web
ROMA – ‘Un ecosistema dove coesistono piattaforme di comunicazione e social networking, informazione certificata, sistemi di pagamento sicuri ed economici e ciliegina sulla torta un’intelligenza artificiale, Maia, che ci farà da assistente virtuale personale nelle nostre attività quotidiane dalla gestione del calendario alle ricerche online, il tutto in un ambiente in cui i dati restano di proprietà del soggetto che li genera’. È un sogno che si avvera, dove la tecnologia si unisce alla creatività salvaguardando etica e privacy, oggi messe a dura prova, il progetto innovativo di Daniele Marinelli, imprenditore dell’hi-tech che si definisce ‘un appassionato di tecnologie, una persona che se si appassiona a una tematica deve sviscerarla’.
Dopo molti anni come ‘consulente fiscale in una città caotica come Roma, non avevo spazio per la creatività e per questo decisi a un certo punto di uscire dalla mia area di comfort e di passare dall’altro lato della scrivania iniziando attività imprenditoriali. Da alcuni anni mi sono avvicinato e ho cercato di comprendere le potenzialità di nuove opportunità come le valute virtuali, i sistemi blockchain, il metaverso, l’intelligenza artificiale ma quello che mi ha maggiormente affascinato è il mondo che gira intorno all’utilizzo e la generazione di Big Data e degli algoritmi in grado di sfruttare i dati di profilazione degli utenti on line e dei loro gusti e preferenze’. Marinelli alla base delle nuove esplorazioni mette una domanda: ‘Cosa spinga aziende come Meta o Google a fornire i loro servizi gratuitamente agli utenti e grazie a questi avere valori di miliardi di dollari che non potevano certamente essere i proventi di pubblicità nel caso di Google o di post a pagamento nel caso di Meta’.
La rivoluzione portata dal metaverso ‘è data proprio dagli utenti e dai loro dati. Algoritmi sempre più sofisticati spingono l’utente a spendere una quantità di tempo sempre maggiore su piattaforme social e nel tempo che passano online lasciano inconsapevolmente una quantità enormi di dati sui loro gusti e preferenze che sono poi utilizzati in vari modi, dal più semplice – ovvero quello di individuare un prodotto o servizi da proporre all’utente da parte di varie aziende (che ovviamente pagano per questo) – a situazioni meno etiche in cui si assiste inconsapevolmente ad attività di vera e propria manipolazione per indurre gli utenti a un certo prodotto, servizio o in alcuni casi come abbiamo visto in passato anche nelle scelte politiche e ideologiche”. Così Marinelli immagina “una inversione della tendenza e un ecosistema in cui i dati generati dagli utenti restano nella sfera privata dell’utente e possono essere convertiti in benefici per gli utenti. Come funzionano oggi i social: percepiscono in base alle tue interazioni che tu sei un utente potenzialmente sensibile alle scarpe da ginnastica (è solo un esempio) e condividono questa informazione tra diverse piattaforme inclusi marketplace, che da quel momento iniziano a metterti in evidenza scarpe da ginnastica fino a indurti all’acquisto. Il valore di questa attività e informazione è quindi condiviso tra chi vende le scarpe e la piattaforma che ha generato, elaborato e condiviso con terze parti questa informazione’.
‘Nel mio ecosistema ideale- chiarisce- l’utente che esprime consapevolmente un interesse per le scarpe non vedrà mai condivisa verso l’esterno questa informazione, sarà piuttosto all’interno dello stesso ecosistema che potrà eventualmente muoversi in un ambiente protetto dove scegliere il prodotto, consigliato magari da una intelligenza artificiale e che potrà essere pagato con soluzioni di pagamento veloci, sicure ed economiche. Ogni volta che utilizza la carta di credito per fare un qualsiasi acquisto, i suoi gusti e le preferenze di spesa vengono condivisi? Anche questo aspetto è delicato”.
FONTE e FOTO: Agenzia Dire