“E la terra si fermò”

ROMA – In epigrafe il titolo in prima pagina, tradotto in italiano, dedicato da “L’Équipe” ossia dal principale quotidiano sportivo francese, all’annuncio del trentottenne tennista spagnolo Rafael Nadal di ritirarsi dalle competizioni sportive, annuncio nello specifico realizzato attraverso un video pubblicato sui canali social.

Un titolo, quello de “L’Équipe”, tanto suggestivo quanto espressivo ed evocativo della terra rossa del “Roland Garros” ossia di uno dei quattro tornei di tennis più importanti al mondo (Slam), che si gioca proprio in Francia, a Parigi, di cui “Rafa” Nadal ha vinto, in 18 anni, a partire dal 2005 e fino al 2022, ben 14 edizioni, stabilendo un primato prodigioso.

Un primato – fatto anche di 112 partite e 333 set vinti e solamente 4 partite e 34 set persi, complessivamente, in tale torneo – che, obiettivamente, pur muovendo dalla consapevolezza che nello sport i record sono stabiliti per essere battuti, solo facendo uno sforzo di vivida ed eccessiva fantasia, qualificabile forse come disturbo da fantasia compulsiva, si potrebbe ipotizzare che possa essere anche solo accostato in futuro. Ancor di più, un primato che, proprio per la rilevanza sportiva del “Roland Garros”, assimilabile a una sorta di campionato del mondo di tennis su terra battuta, rende Nadal il più forte tennista di sempre su questa superficie.

Tale affermazione si ritiene possa essere sostenuta come una di quelle certezze incontestabili, pur senza perdere di vista che fare comparazioni tra atleti dello stesso sport, a maggior ragione se appartenenti a tempi diversi, finisca per diventare quasi sempre un esercizio sì appassionante e seducente, ma anche opinabilissimo e relativissimo, in considerazione del fatto che ogni sport, come ciascuna attività della vita, subisce delle evoluzioni nelle modalità, in senso lato, in cui viene interpretato e concretamente praticato, con la conseguenza che si è normalmente “campioni della propria epoca” e, come tali, difficilmente raffrontabili, per ragioni oggettive prima ancora che soggettive, con campioni di periodi diversi.

Ma i numeri sono numeri e nel caso di Nadal, l’aver vinto, oltre ai 14 “Roland Garros”, anche altri 8 titoli del Grande Slam (2 Wimbledon, 4 US Open e 2 Australian Open), per un totale di ben 22 – e, per di più, almeno 2 volte lo stesso titolo Slam, record questo che condivide con soli tre altri tennisti ossia Roy Emerson, Rod Laver e Novak Djokovic – 2 titoli olimpici e ben 5 Coppe Davis con la propria nazionale, sta a certificare che “Rafa” può, a pieno titolo, competere per aggiudicarsi, ritornando all’esercizio di cui prima, il virtuale titolo di tennista in assoluto più forte di ogni tempo.

Ma c’è anche un altro dato che fotografa la grandezza di “Rafa”: in qualsiasi sport, le fortune di un atleta, in termini di successi, di titoli conquistati, dipendono indubbiamente anche dal valore degli avversari con cui ci si trova a gareggiare e, in tal senso, il fatto che “Rafa” si sia dovuto contendere i successi, per un ventennio circa, con altri due “numeri uno” assoluti, due fenomeni del tennis mondiale come lo svizzero Roger Federer e il serbo Novak Djokovic, fornisce l’idea di come avrebbe potuto vincere ancora di più se anche solo uno dei due fosse appartenuto, almeno in parte, a un altro periodo.

Sotto tale ultimo profilo, dubitiamo che possa esserci mai stata un’altra era tennistica in cui siano coesistiti tre fuoriclasse di tale livello, i più vincenti in assoluto nella storia del tennis, personaggi le cui rivalità, peraltro, sono considerate tra le più positive e sane di sempre, non solo del tennis, ma pure del mondo dello sport in generale. Quello dello sport, infatti, è un mondo in cui purtroppo non mancano a volte personaggi tossici, che dimenticano o ignorano che lo sport è soprattutto luogo di valori positivi, spazio di lealtà e amicizia, palestra di impegno e crescita umana, in cui competere per vincere è assolutamente legittimo e naturale, ma che occorre farlo senza che prevalga la logica della vittoria a ogni costo, senza che si instauri un meccanismo dove il senso della sfida a danno dell’avversario si trasformi in regola. In tal senso, Federer, Nadal e Djokovic certamente sono stati e saranno sempre tre esempi di una positiva interpretazione dei ricordati valori.

Per chiudere con il personaggio Nadal, di lui di sicuro ricorderemo, oltre ai successi e ai valori, anche lo stile di gioco, caratterizzato da un dritto, il suo colpo migliore, in grado di imprimere alla palla una rotazione (effetto) in termini di giri al minuto stimata nettamente superiore a quella di chiunque suo collega e dalla capacità, in “fase difensiva”, di andare su tutte le palle al punto da rendere difficilissimo per l’avversario piazzare un colpo vincente; uno stile di gioco basato, in generale, su colpi potentissimi e carichi di effetto, propri di un mancino, tirati da dietro la linea di fondo, arricchito pure da un altissimo livello di tenuta mentale e resistenza per tutta la partita. Ma di “Rafa” ricorderemo anche la resilienza, la straordinaria determinazione e tenacia con cui, sorprendentemente, recuperava da gravi problemi fisici (piede e anca) e i suoi modi educati e simpatici.