Camilleri, cento anni dalla nascita: un racconto inedito lo ricorda

ROMA – Al giorno d’oggi sono pochi gli scrittori il cui nome è in grado di evocare un vero e proprio immaginario, fatto di personaggi riconoscibili, di scenari definiti, di un linguaggio caratteristico e concreto.

Andrea Camilleri rientra a pieno titolo nel novero di questi autori. Con più di oltre cento libri pubblicati, venticinque milioni di copie vendute in Italia e traduzioni in almeno trenta lingue, la fama di Camilleri non ha confini e affascina culture e generazioni diverse. Complice, probabilmente, anche l’enorme successo televisivo che in Italia ha investito il suo personaggio più celebre, il Commissario Montalbano.

A 100 anni dalla nascita dell’autore, dunque, renderne omaggio risulta un atto doveroso.

Moltissime sono le iniziative su tutto il territorio nazionale promosse dal Fondo Andrea Camilleri di Roma, gestito dalle figlie dello scrittore, che da anni tutelano e promuovono il lavoro – magmatico – del padre. Accanto alle più classiche conferenze intorno ai temi più conosciuti e cari al pubblico (la lingua, i personaggi, le trame e persino la cucina tanto amata dal Commissario Montalbano), gli eventi si ripromettono di presentare anche un’immagine meno nota dell’autore, quella che precede l’enorme successo da romanziere e che, sorprendentemente, interessa la maggior parte della parabola esistenziale di Camilleri. Perché l’autore non è stato solo il “papà” del Commissario, ma un vero e proprio intellettuale del Novecento, che ha spaziato in vari campi, dalla poesia, al teatro, alla radio, al critica letteraria, al cinema e che si è inserito come voce determinante nel dibattito letterario e sociale del secolo precedente. L’obiettivo del fitto programma del Fondo Camilleri, dunque, è quello di veicolare un ritratto a tutto tondo dell’autore, stimolando anche nuove riflessioni su tematiche ancora poche esplorate. Nell’archivio Camilleri, infatti, sono conservati anche molti scritti inediti, consultabili sotto l’attenta visione dell’archivista Patrizia Severi. Un materiale prezioso e insostituibile, che guida il visitatore lungo un percorso eterogeneo e sorprendente.

Tra gli scaffali, particolarmente cospicua la produzione legata al teatro, terreno esplorato da Camilleri nel corso di tutta la sua esistenza e di cui si percepisce l’influenza anche nei romanzi della maturità. L’autore, infatti, nasce e si forma all’interno del mondo teatrale. Giovanissimo approda a Roma e studia con Orazio Costa all’Accademia D’arte Drammatica Silvio D’Amico, realizza numerosissime regie teatrali di autori italiani e stranieri e intrattiene rapporti con personalità del calibro di Eduardo De Filippo. Il suo legame con il teatro è tutt’altro che passeggero e finisce per essere il punto di partenza – e di arrivo – di tutto il suo lavoro (resta nella memoria collettiva lo spettacolo Conversazioni con Tiresia, interpretato da Camilleri stesso, andato in scena nel Teatro Greco di Siracusa nel giugno del 2018 e riproposto in Rai il 17 luglio 2019).

Passando in rassegna le carte dell’archivio ci si imbatte in sceneggiature e riscritture teatrali di opere di vari autori (Pirandello, Giocosa, Betti, Fabbri, Bracco, Ionesco, Beckett, Adamov,

Campanile, Strindberg, Cocteau), mentre l’unico copione di pungo di Camilleri è Giudizio a Mezzanotte del 1947, scritto giovanile risultato vincitore al concorso teatrale di Firenze e che gli consentirà l’accesso all’ Accademia D’arte Drammatica Silvio D’Amico (la giuria del concorso era presieduta proprio da Silvio d’Amico). Ma, nonostante la produzione teatrale di Camilleri non sia cospicua, lo sono gli interventi, le riscritture, il lavorio che l’autore dedica al teatro, un legame che imprimerà alla sua arte un modus operandi personale e riconoscibilissimo, rintracciabile anche nei romanzi, in cui ripropone “l’uso dei colpi di scena, dei nodi drammatici, che sono all’interno di ogni struttura drammaturgica, il disseminare una serie di piccoli segni che poi confluiscono in un evento rivelatore, il procedere, molto precisamente, per dati di conoscenza trasmessi al pubblico”, come ricorda Camilleri stesso in un’intervista a Roberto Scarpa.

Perdersi nelle carte dell’archivio, dunque, permette di conoscere un Camilleri più autentico, poliedrico, anche più vicino ai suoi tanti ammiratori.

E allora, durante questo anno camilleriano, l’impegno non è solo quello di partecipare ai tanti incontri in programma, ma anche quello di avvicinarsi al mondo meno conosciuto dell’autore, scoprendo i suoi scritti inediti, i suoi versi, le sue riflessioni, i suoi carteggi. E magari riprendere in mano quelle storie del Commissario Montalbano (di cui Sellerio, in occasione del centenario, ha pensato una nuova collana dedicata) con una consapevolezza nuova, che permetta di taliari il mondo di Vigata con occhi nuovi.