Covid, ultima mutazione del virus: è il momento della variante KP.3
ROMA – Come tutti i virus, anche il Covid continua a evolversi e, con esso, anche le sue varianti, l’ultima delle quali, denominata KP.3, sembrerebbe distinguersi – come ha chiarito William Schaffner, MD, professore di medicina preventiva e malattie infettive presso la Vanderbilt University School of Medicine, ma anche studioso il cui lavoro si concentra sui diversi aspetti delle malattie infettive – per la sua alta trasmissibilità.
La stagione delle ferie inizia quindi con nuovo picco di contagi, con la temperatura corporea che sale anche per causa diversa dalla temperatura dell’aria, dai giorni di calura che stanno contrassegnando questo mese di luglio. Oramai noti, oltre la febbre, i molteplici e diversificati sintomi della variante KP.3: brividi, tosse, mancanza di respiro o difficoltà a respirare, perdita del senso del gusto o dell’olfatto, nausea o vomito, mal di gola, tosse, congestione, rinorrea (“naso che cola”), mal di testa, fatica, dolori muscolari o corporei, diarrea.
Come in tutti i processi morbosi, caratterizzati dalla improvvisa comparsa di segni violenti a rapida evoluzione ossia destinati a scomparire in un periodo di tempo limitato, anche i sintomi della variante KP.3 sono destinati a durare pochi giorni, ferma restando la possibilità che stati di spossatezza e malessere generale possano permanere più a lungo.
Anche per combattere la variante KP.3 i farmaci antivirali esistenti dovrebbero funzionare, ha chiarito sempre il professor William Schaffner, ferme restando le sempre valide raccomandazioni per ridurre il rischio di contagio, quali l’evitare, ove possibile, la frequentazione di luoghi affollati al chiuso, l’utilizzare la mascherina in determinati contesti, il lavare regolarmente le mani.