Associazione Culturale Rinoceronte Incatenato, al Castello Orsini di Fiano Romano due rappresentazioni in vista della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne
ROMA – Domenica 24 novembre, al Castello Orsini di Fiano Romano, l’Associazione Culturale Rinoceronte Incatenato porterà in scena due spettacoli in vista della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, che si celebrerà lunedì 25 novembre.
Alle ore 16, nella Sala Pianoforte, ci sarà la lettura del laboratorio ragazzi di “Zitta tu ragazzina”, mentre alle ore 16:45, nelle segrete del Castello Orsini, avrà luogo la lettura del laboratorio grandi “Una donna, una strega”.
L’evento vede il patrocinio del Comune di Fiano Romano.
SINOSSI DELLO SPETTACOLO
Laboratorio di scrittura: Quanto pesano le parole?
Molti modi di dire e luoghi comuni, sulla diversità di genere, contribuiscono alla creazione di un diario sociale in cui siamo costretti ad annotare ogni giorno pessimi comportamenti se non addirittura eventi violenti e discriminatori. È un problema sottovalutato o sminuito, ma andrebbe preso molto sul serio: ciò che determina un linguaggio sessista fa spesso da anticamera a fenomeni di violenza psicologica e fisica.
A volte basta un modo di dire a determinare un problema. Proviamo a pensare al classico “Non fare la femminuccia!” Secondo il pensiero comune, un uomo “vero” non dovrebbe mai farsi travolgere dalle emozioni e reagire “come farebbe una donna”, ossia mostrando in pubblico la sua fragilità. Si tratta di uno stereotipo che ha una doppia lama, in quanto nuoce sia alle donne, etichettate come persone deboli e incapaci di gestirsi in pubblico, sia agli uomini, costretti a reprimere ogni reazione spontanea che li faccia discostare troppo dall’immagine dell’uomo imperturbabile e tutto d’un pezzo. È da questa riflessione che siamo partiti con il nostro laboratorio di scrittura, e bastata una frase, ed è venuta fuori è stato una cascata di emozioni come potrete leggere nei piccoli testi, che riportiamo di seguito.
Prologo: Passeggio spesso per le vie del centro storico. Fin da piccola, ho giocato con i miei amici fino quando dissero: “lei è una femminuccia”. All’improvviso mi sono sentita sola, la mia mente rincorreva le nuvole tra pezzetti di cielo, tra tetto e tetto. Nei vicoli, così stretti, sembravano veloci… veloci come solo i pensieri sanno essere quando non si riesce a raccontarli a parole. Le donne hanno amore da dare. Sanno proteggere e proteggersi a. Sanno distinguere i sorrisi della gente, li studiano bene prima di aprire il cuore. Le donne non si stancano mai di cercare. Hanno l’anima vicina alla pelle pronta a ricevere carezze ed emozioni.
Avete mai provato ad essere donne? Dico a voi maschietti, a voi portatori sani di virilità. Voi ora, fate mente locale. “Auguri e figli maschi” vi dicono quando vi sposate e, dopo averlo fatto, quando vi viene comunicato che tra pochi mesi avrete un nuovo ospite in casa, tutti vi fanno la stessa domanda: “Preferisci un maschione o una femminuccia?” “Maschione”, detto con uno squillo di trombe. “Femminuccia” con la voce che si incrina e gli occhi che si fanno dolci.
Voi non avete dubbi, con la convinzione di chi sa fingere: “L’importante è che sia sano” – dite. E incrociate le dita, socchiudete gli occhi e chiedete con virile umiltà: “Sano certamente… ma, già che ci siamo, speriamo che sia maschio”. L’uomo è un animale subdolo. Noi pensiamo di vivere in un’epoca in cui abbiamo raggiunto la parità… invece sono sempre i maschi, i fenomeni, che sanno come vanno le cose.
M: Nove mesi dopo, senza l’esame che avrebbe permesso di sapere con quale colore abbinare la cameretta ai coordinati che un esercito di nonne e zie hanno raccattato, siete lì, pronti, o meglio lei pronta, arrivate in ospedale e vi dividete a metà i compiti. Lei con fierezza e un dolore indicibile in sala parto. Tu fuori a percorre km pensando: “Giocherà a pallone?” Poi vi mettono in mano un fagottino, avete gli occhi umidi, quando vi annunciano: “E’ una femminuccia ed è tutta il suo papà!”
M: Una femmina? Vuol dire bagni occupati per mezze giornate. Un mondo di colore rosa in casa, bambole con le quali bisogna prendere il thè finto. Ma una femmina è anche il solo sistema di evitare i disastri, esempio le guerre, che vengono fatte in nome di dei che hanno sicuramente di meglio da fare. Una legge mondiale che prevede in tutti i ministeri della difesa del mondo una donna. Perché? Semplice…nessuna donna manderebbe a morire i propri figli. Troppo amore per farli. Troppo amore per crescerli, troppo dolore per perderli…
Io dovevo essere Marcello e sono Marcella. Ho indossato per 14 mesi soltanto completini blu. Capelli sempre corti alla maschietta, non ci si voleva arrendere all’evidenza. Sono una femmina e, anche se gioco bene a pallone, tifo la squadra per la quale tiene mio padre. Anche se sono veloce come una saetta, molto più di tanti maschietti della mia età, anche se sono capace di fare un salto mortale senza appoggiare la testa, anche se porto sulle spalle, in uno zaino, un quintale di libri e quaderni, anche se ho cambiato una guarnizione, da sola, al rubinetto della cucina, resto la femminuccia che doveva nascere maschio.
Sono una femminuccia, con i miei oggetti, i miei giochi, le mie bambole e i miei vestiti. Ci fregano fin da piccole. Ricordate le Barbie? Una cresce con questa stangona che colleziona scarpe e vestiti, non fa che andare a cavallo, nuotare in piscina, usare lo yacht con quel figo di Ken!! Non funziona. Dovrebbero inserire delle versioni veritiere: Barbie che lava i piatti e manda la lavatrice, Ken che, dopo il matrimonio, mette su pacia, così da prepararci alla vita…
M: Alle medie, il divario tra i sessi è davvero imbarazzante. Le ragazze, che per i maschi servono solo a passare i compiti, subiscono una strana metamorfosi: hanno giocato fino al giorno prima con le bambole, e ora non giocano più. È arrivata la maturità. E ti rendi conto che in classe hanno una postura elegante, lo sguardo profondo, sono più attente del solito. Sempre ordinate mentre ai maschietti è permesso agitarsi… alle femminucce, che intanto sono diventate ragazze no, loro sono più mature… è l’età!”
Sono una femminuccia, figlia unica ma vivo bene. Non fumo, non bevo, sono una studentessa con la sufficienza in tutte le materie. I miei fidanzatini sono sempre ragazzini per bene. La mamma ha sempre avuto un supporto in cucina, la mia stanza è sempre ordinata… Insomma, i miei genitori non possono lamentarsi più di tanto. Ma, ogni tanto, ma solamente ogni tanto, li sento dire: “Certo, in questa casa un figlio maschio manca…”
I maschi, alle medie, hanno delle ascelle che i concimi naturali non reggono il confronto. La loro maglietta preferita appiccicata addosso… e dai loro capelli, al pensiero di un oleificio in funzione il passo è breve. Eppure, su di loro, le femminucce hanno delle aspettative. Fanno prove di fascino, che poi, usciti di scuola saranno indirizzate a quelli delle classi superiori. E così che i ragazzi cominciano a capire che un reggiseno non è una fionda portatile. Ma per loro la strada sarà ancora lunga.
E già che ci siamo, vogliamo parlare della televisione? Ha rovinato intere generazioni. Immaginati tu, una giovane ragazza di quindici, sedici anni, che, ogni giorno, vede in uno schermo queste vite da sogno. Cavalli bianchi, spiagge fantastiche, figoni da paura! Con titoli accattivanti: “Prima della passione”, “La forza dell’amore”, “Aldilà di ogni sospiro” e allora, vai con il telecomando! E ti illudi che, uscita di casa, quella vita da sogno sia dietro il primo angolo.
È fantastico: in due in un bungalow di legno sulla spiaggia, di fronte a un tramonto unico, il rumore del mare, tende che danzano allegramente, spinte da una brezza sottile che accarezza i loro visi, le mani di lei che nascondono un sorriso appena accennato… Lui la guarda intensamente negli occhi, il desiderio di un mondo ignoto e meraviglioso che soltanto lui, il suo coraggio e la sua abilità possono concedere. Tutto è perfetto, prima della parola “fine”.
È l’amore, e tu, femminuccia di diciotto anni, pensi che sia e sarà ovviamente così. Magari salti la parte del principe azzurro, o di suo figlio, e ti accontenti dell’avvocato della serie TV. Ma la ealtà è un po’ diversa. Partiamo dalla location. Se ti va bene, sei su una panchina al parco, seduta accanto ad un tuo ex compagno di scuola, con lui progetti una rivendita di fiori o un negozio da parrucchiera. Per fare in fretta ad andare via di casa parli, parli….
Le parole sono importanti, con le parole teoricamente si muove il mondo, si fanno proposte, si fanno sentire le proprie idee, con le parole si può ferire o guarire. Chi possiede una grande capacità e ricchezza di vocaboli ha la possibilità di far girare il vento a proprio favore, per questo, donne, dobbiamo stare più attente agli occhi, un uomo con le parole può accarezzarci l’anima, renderci fragili e vulnerabili, un uomo con le parole può scassinare ogni combinazione di difesa, e quando noi apriamo le nostre dighe di protezione, siamo alla mercè di questi incantatori…gli occhi no… quelli non mentono.
Donna e uomo sono diversi e questa diversità è una ricchezza. La cosa più difficile è cercare di capire in che modo far funzionare le cose. Educare al valore della diversità, senza arrogarsi il diritto di ritenersi superiori o arrendersi perché intanto non c’è nulla da fare. Educare fin da piccoli a ricercare le specificità di ognuno: ognuno è diverso, maschio o femmina che sia, ma ognuno ha dei punti di forza per costruire insieme qualcosa.
Epilogo: Il paese era proprio piccino… un sogno: una piazzetta, affacciata sulla valle, una spruzzata di casette qua e là nella campagna, un cucuzzolo carico di case, una torre e un campanile con l’orologio del tempo da non perdere. È quell’orologio che custodisce, nella sua memoria fatta di ticchettii e tocchi di campane, un passato pieno di assenze e di silenzi ancora da riempire di parole. Ma sei una donna non ce la farai mai a capire… e le parole si inseguono sulla via del pregiudizio.
Le donne non si stancano mai di cercare, sanno sentire il dolore degli altri. Hanno l’anima vicina alla pelle pronta a ricevere carezze ed emozioni. Le donne vedono con mille occhi nascosti e sanno riconoscersi e riconoscere. Le donne hanno un unico difetto, a volte si dimenticano di quanto valgono.