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Alessandro Cucinotta: «Gabbani nudo, io no. Però...»

Alessandro Cucinotta: «Gabbani nudo, io no. Però...»

ROMA – L’ultima cover dell’album di Francesco Gabbani, intitolato “Greitast Iz”, vede il celebre cantante completamente nudo e coperto solo da una chitarra. Una moda che ritorna, dopo casi celebri di altri artisti musicali che scelgono la provocazione del proprio corpo per le proprie produzioni. Alessandro Cucinotta, sosia italiano di Gabbani, ci ha raccontato cosa ne pensa della scelta del suo idolo e in generale degli artisti che si calano i veli per ammaliare il pubblico.

 

Cucinotta, Gabbani nudo sulla copertina del suo brano. Che effetto le fa?

Uno strano effetto ad esser sincero, poichè Francesco è stato sempre un tipo molto riservato riuscendo comunque ma al tempo stesso a far parlare di sè.

Questa moda di posare nudi in copertina sono anni che contamina un po’ tutti. Ricordiamo Robbie Williams, o Francesco Baccini. Funziona secondo lei?

Senza dubbio quando un artista si fa conoscere per alcune doti e poi improvvisamente crea scalpore con un nudo, probabilmente riesce a generare più interesse e curiosità nella mente del pubblico curioso.

Rosa Chemical si era pure spinto a usare OnlyFans. Forse il file rouge del sesso rimane usato sicuro?

È stato sempre il tabù più chiacchierato. Forse il fatto che posare nudi spinga il pubblico ad una morbosità differente in parallelo rispetto a una stima artistica rende tutto più interessante. A cominciare dall’aspetto commerciale di ogni operazione di questo genere. In fondo siamo attirati dalla trasgressione a qualsiasi livello.

E Alessandro Cucinotta poserebbe nudo sulla cover di un disco o di una rivista?

Non credo. Ho un senso del pudore molto alto, e il solo pensiero di farmi vedere “senza veli” mi genera un po’ d’ansia. Ho sempre pensato che preferirei avere gli occhi e l’attenzione su di me per le mie doti artistiche e non per altro.

Ha visto la nuova serie dedicata alla vita di Rocco Siffredi su Netflix?

Purtroppo gli impegni lavorativi e personali di questo periodo non me lo hanno ancora permesso, tuttavia dati i numerosi spoiler è come se l’avessi vista, compreso tutto i rumors generati ultimamente.

Lui del sesso ne ha fatto un mestiere. Lo considera più un mito o un fenomeno da “videocassetta”?

Appartengo a quella generazione che forse vede più Siffredi come fenomeno da videocassetta, e forse il termine “mito” l’ho ragionato quando ero nel fiore della mia adolescenza. Quando non potevamo accedere a quel tipo d contenuti per cui era un “mito”.  Poi lo abbiamo conosciuto in altre vesti, o “svesti” per essere ironici all’Isola dei Famosi. Dove abbiamo compreso anche l’uomo oltre al personaggio.

Tutte le pornostar degli anni ’80, non se la passano bene. Da Cicciolina, a Karin Shuberth. E molte sono decedute in condizioni tragiche, come Moana Pozzi e Lilli Carrati. Eppure Rocco resiste. Qual è stato il segreto del suo successo?

Oltre al pornoattore c’è di più: secondo me è riuscito a mostrarsi “con i vestiti” quindi un processo al contrario oserei dire, e questo probabilmente è il segreto.

Ilona Staller e Moana Pozzi sono state le attrici hard più famose al mondo. Rocco Siffredi lo è tutt’ora. E sono nostri connazionali. Eppure il mercato a luci rosse nel nostro Paese non è mai stato ricco come in Francia, per esempio. Come se lo spiega questo contrasto?

Semplicemente che in Italia siamo abituati a fare polemiche e problemi per tutto. Quindi il porno, sdoganato per forza anche qui da noi negli ultimi anni grazie alla rete, all’estero è diventato un asset quasi statale. E i divi a luci rosse girano in Ferrari. Qui da noi se si possono permettere uno sharing è tanto.

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