ROMA - "Il doping, all'epoca, era una delle regole del gioco, solo che non era scritta". In una lunga intervista alla rivista sportiva belga Eddy, Johan Bruyneel ha ripercorso gli anni bui di Lance Armstrong. L'ex manager del ciclista dei suoi sette Tour de France revocati, si rammarica per l'"implacabilità" che ha colpito Armstrong, e lo definisce un "bersaglio ideale" per le autorità antidoping. Johan Bruyneel è stato sospeso a vita dal mondo del ciclismo nell'ottobre 2018 per il suo coinvolgimento nel doping sistemico della sua squadra: "Serviva una persona di una certa celebrità che fungesse da esempio, da sacrificare. Ma da pulito non puoi battere gli altri quando sono tutti drogati. Il doping, all'epoca, era una delle regole del gioco, solo che non era scritta. Tutti abbiamo corso il rischio che un giorno qualcuno avrebbe infranto la legge del silenzio, ma non avrei mai pensato che ciò avrebbe portato a una tale implacabilità contro Lance e me. O ti adatti e ti droghi, o sparisci". "Tutti i giornalisti sapevano - continua Johan Bruyneel - e ovviamente i dirigenti dell'UCI lo sapevano. Hanno fatto tutto ciò che era in loro potere. Non esisteva un metodo clinico per rilevare l'EPO, quindi hanno introdotto la regola. L'ematocrito è limitato al 50%, il che dimostra che erano consapevoli che circolava il prodotto dopante".
FONTE: Agenzia Dire
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