“Miracolo” archeologico: la siccità del Tigri fa emergere una città di 3400 anni fa

Potrebbe trattarsi dell’antica città di Zakhiku. Sopravvissute tavolette d’argilla cruda</strong>

ROMA – Il fiume Tigri, in Iraq, si è ritirato a causa della siccità e dalle sue acque è emersa una città risalente all’impero Mittani, con almeno 3400 anni d’età. A riportare la notizia un comunicato della Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo.

UN CITTA’ RIEMERSA – Che in quel luogo ci fossero dei resti archeologici era, però, notizia già nota. Diversi decenni fa le acque del Tigri avevano però sommerso i resti e le ricerche si erano fermate, fino a pochi mesi fa, quando le acque del fiume si sono drammaticamente abbassate. 

LA CAUSA – A riportare alla luce del sole i vecchi resti della città una grave siccità che sta mettendo in ginocchio l’economia locale. Per rimediare, le autorità hanno quindi aperto il bacino idrico di Mosul che ha portato via molta acqua dal fiume. Così sono riemersi i resti di una città nell’area di Kemune, nella regione del Kurdistan.

LE RICERCHE – Sono quindi partite immediatamente le ricerche degli archeologi tedeschi e curdi. Secondo diversi studi potrebbe trattarsi dell’antica città di Zakhiku, importante centro dell’impero Mittani, esistito tra il 1550 e il 1350 a.C. Gli studi sono stati comunque condotti in tutta fretta, perché non si sapeva per quanto tempo sarebbe durata la siccità. Con la risalita delle acque, infatti, le tracce sarebbero scomparse di nuovo. Grande stupore da parte dei ricercatori per la resistenza delle tracce ritrovate, come confermato da Peter Pfälzner, professore all’Università di Tubinga. Il fatto che diverse tavolette cuneiformi fatte con l’argilla cruda siano sopravvissute praticamente intatte per tanti decenni sott’acqua, infatti, viene considerata una sorta di “miracolo”.

Sara Franchi

FOTO: Wikimedia.com – CC BY-SA 3.0