Costarelli (Presidente ANP Lazio): «La fiducia scuola-genitori è compromessa»
ROMA – Gli episodi di bullismo, cyberbullismo e violenza giovanile, sono sempre più all’ordine del giorno sulle cronache nazionali. Cristina Costarelli (Presidente ANP Lazio – Associazione Nazionale Presidi) ha affrontato il tema e parlato di scuola e famiglia nel corso di Iceberg, il contenitore di approfondimento giornalistico condotto da Patrizia Barsotti in onda tutti i venerdì alle ore 13 su Anita TV (canale 88 DTT), realizzato in collaborazione con l’agenzia di stampa Askanews. Presenti in collegamento anche la psicoterapeuta Eugenie Alderisio e il direttore de “Il Borghese”, Giuseppe Sanzotta.
«La situazione nelle scuole – ha detto Cristina Costarelli – è complessa, anche a causa, in alcuni frangenti, della fiducia compromessa tra genitori e istituzione scolastica. Alcune azioni, che dovrebbero essere a favore degli alunni, non vengono ben interpretate dalla famiglia, causando discordanze che spesso sfociano anche in atti di violenza. È chiaro che, se non c’è l’esempio genitoriale, diventa difficile far riconoscere la scuola come un’istituzione da parte dei ragazzi. Troppo spesso – ha spiegato – i genitori non accettano i fallimenti dei figli, trasmettendo fragilità e rabbia ai ragazzi. In tal senso anche la didattica può cambiare, avvicinandosi di più al mondo giovanile e riaprendo un dialogo».
Parlando, poi, del fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, Costarelli ha precisato: «La scuola deve sicuramente intervenire; non può solo limitarsi ad attendere normative. In tal senso, già viene svolto un lavoro di prevenzione, ma occorre ancora più impegno da parte di tutti. Le misure in campo, a partire dallo sportello d’ascolto, ci sono, ma vanno rinforzate ulteriormente. Anche gli smartphone possono essere un utile strumento didattico, ma vanno usati con raziocinio e rispettando le direttive del Ministero».
La Dott.ssa Eugenie Alderisio, invece, si è concentrata sull’utilizzo – diventata una vera e propria dipendenza – di smartphone e tablet da parte delle giovani generazioni. «Non avendo fiducia e, a tratti, anche paura del mondo reale, i ragazzi tendono a rifugiarsi nel virtuale, dove costruiscono un vero e proprio mondo secondo i loro canoni. Questa eccessiva fragilità, li porta anche a sfogare atteggiamenti violenti, non avendo più empatia con il mondo reale. La causa, a volte, va ricercata anche nell’assenza dei genitori, che non trasmettono strumenti adatti alla crescita. La scuola, attraverso la formazione continua di alunni e insegnanti – ha precisato Alderisio – può sicuramente aiutare i ragazzi a tornare nel mondo reale e reinserirsi nella comunità».