ROMA - In scena al Teatro Studio Uno dal 19 al 21 gennaio “Celeste”, spettacolo scritto e diretto da Fabio Pisano che racconta la storia di Celeste Di Porto, affascinante e spregiudicata ragazzina di 18 anni che pur essendo lei stessa ebrea, fu collaborazionista al servizio della Gestapo e della polizia fascista durante l’occupazione di Roma.
NEL GHETTO - Nel 1925 a Roma, nel Ghetto ebraico, nacque da Settimio ed Ersilia, Celeste di Porto. Non si sa molto di lei, ma alle cronache, su qualche articolo di giornale, qualche ancor non troppo logora memoria tira fuori questa vecchia, impolverata ma spietata storia. La storia della “pantera nera”, di quella bellissima e fatale ragazzina di diciotto anni che, dopo il rastrellamento del ghetto romano ad opera dei tedeschi guidati da Kappler, decide di diventare una delatrice, di vendere gli ebrei, i suoi stessi concittadini.
UN PERIODO BUIO - Inizia così un vero e proprio periodo buio per gli ebrei del ghetto italiano; coloro i quali venivano “salutati” con un cenno della mano da colei la quale era riconosciuta come una delle più belle ragazze di Roma, non aveva scampo. Per ogni “capo”, lei guadagnava cinquemila lire. E non importa se a finire nelle mani delle camicie nere fossero donne, bambini o uomini. No, la “pantera nera” era indifferente al genere, alle età. Solo la sua famiglia, doveva essere risparmiata. Ma il padre non riuscì a portare questo enorme peso sulla coscienza, e si consegnò alle SS. I fratelli, tra cui Angelo, tanto amato, la rinnegarono. Solo la madre continuò a volerle bene.
ROMA – Ancora arbitro protagonista in Serie A. Nel corso di Roma-Genoa, valevole per la 24ª giornata del massimo campionato, il signor Rosario Abisso annulla, dopo la consultazione del...
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