ROMA - Durante la settimana dedicata al contrasto alla Violenza di Genere, il Centro Informazione Maternità e Nascita Il Melograno ha attivato la piattaforma www.violenzaperinatale.org. Uno spazio virtuale utile per accendere un riflettore sulle diverse forme di violenza di genere agite su una donna nel periodo dell’attesa e della nascita di un figlio e per presentare i risultati e il Report conclusivo del Progetto "Gravidanze e nascite senza violenza, per la prevenzione e il contrasto delle forme di violenza domestica perinatale". Un progetto ideato e realizzato dall’associazione Il Melograno Centro Informazione Maternità e Nascita di Roma, con la supervisione scientifica dell’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con Azienda Ospedaliera San Giovanni-Addolorata, Policlinico Casilino, ASL ROMA 2.
IL PROGETTO - Il progetto ha inteso accendere un riflettore sulla problematica della violenza di genere subita in varie forme (fisica, sessuale, psicologica, economica) da una donna durante la gravidanza e nel puerperio oppure in periodi precedenti della propria vita con vissuti o problematiche che si riattivano e si complicano durante l’attesa di un figlio.
LA VIOLENZA LEGATA AL PERIODO PRENATALE - “Pur avendo gravi ripercussioni sulla salute delle madri e dei bambini, la violenza legata al periodo perinatale è ancora poco studiata e sottostimata in Italia - ha dichiarato la responsabile del progetto, dott.ssa Raffaella Scalisi - diversamente da altri paesi occidentali, dove da anni è stata attivata un’attenta sorveglianza del fenomeno, che per la sua peculiarità e per le sue caratteristiche richiede strumenti specifici di intercettazione e di prevenzione dei danni provocati.”
L'INDAGINE DELL'ISTAT - L’Istat nell’ultima indagine sulla violenza di genere, ha rilevato un 11,8% di donne che ha subìto violenze dal partner anche quando era in gravidanza (10,2% nel 2006) e tra queste “la situazione più comune è che l’intensità della violenza, durante la gravidanza, è rimasta costante (57,7%), per il 23,7% è diminuita, per l’11,3% è aumentata e per il 5,9% è iniziata.”
UN DATO LIMITATO - Ma è un dato limitato. In Italia non si conosce la percentuale di violenza perinatale sul totale delle gravidanze. È possibile effettuare una stima sulla base degli studi realizzati in diversi paesi del mondo, sia pur non univoci. Secondo alcuni studi l’incidenza della violenza in gravidanza oscilla tra 0,9% e 20,1% su tutte le gravidanze, secondo altri tra 3,9% e 8,7%. Dai dati Istat sulla salute riproduttiva, secondo i quali in Italia avvengono circa 460.000 nascite l’anno e circa il 30% delle gravidanze si interrompe spontaneamente o volontariamente, si può desumere che il numero complessivo di donne che iniziano una gravidanza si aggiri intorno ai 600.000/650.000 l’anno. Pertanto anche riferendosi all’incidenza più bassa di violenza perinatale, rilevata negli studi sopra citati (tra lo 0,9% e il 3,9%) potrebbero esserci in Italia ogni anno da 6.000 a 25.000 gravidanze gravate da questo fattore di rischio, che causa pesanti danni rispetto alla salute fisica e psichica di due persone: la madre e il bambino.
COME DISVELARE LA VIOLENZA - “Ma se è vero che la violenza perinatale è più difficile da “disvelare”, per le maggiori paure delle donne nel denunciarla, di contro la gravidanza rappresenta una grande opportunità per intercettarla – continua la dott.ssa Scalisi - poiché la quasi totalità delle donne gravide oggi riceve cure perinatali con continuità ed è facile che si instauri un rapporto di fiducia tra la donna e l‘ostetrica. Il progetto "Gravidanze e nascite senza violenza" è nato da qui, dal prendere consapevolezza della responsabilità che gli operatori sanitari e sociali hanno nel disvelare la VdG nel periodo perinatale. ”
LE DIRETTRICI - Due sono le direttrici su cui si è operato, ottenendo importanti risultati: la prima ha riguardato lo studio e la sperimentazione di specifiche metodologie e strumenti per individuare precocemente donne in gravidanza su cui è o è stata esercitata violenza, per offrire loro un percorso integrato di supporto e protezione; con la seconda, per aumentare la sensibilizzazione sulla tematica, si è realizzata una piattaforma on-line, finalizzata a diffondere i risultati del progetto e a promuovere spazi di confronto e di scambio tra operatori ed enti che a vario titolo sono coinvolti nell’impegno a combattere quella che il WHO definisce una pesante “piaga sociale”.
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