ROMA - Mentre continuano le sperimentazioni per la produzione di razzi capaci di raccogliere frammenti di Marte, la comunità scientifica internazionale sta iniziando a porsi delle domande abbastanza serie sulla posibilità che i suddetti frammenti possano contaminare la Terra. Come andrebbero dunque gestiti? Un nuovo articolo proposto su Scientific American cerca di fare il punto della situazione.
L'ARTICOLO - Il punto di partenza dell'articolo è la missione Mars Sample Return, organizzata dalla NASA e dall’Agenzia Spaziale Europea. Quando la navicella del programma tornerà sulla Terra, secondo i calcoli tra una decina di anni, questa dovrebbe riportare dei campioni di rocce e di suolo da Marte. I ricercatori che hanno pubblicato l'articolo definiscono però "sfuggenti" tutte le indicazioni e ricerche circa la possibilità che queste rocce possano contaminare il nostro pianeta. Al momento, infatti, l'unica cosa certa è che la navicella dovrebbe riportare sulla Terra i campioni in una capsula a forma di cono rilasciata nell’atmosfera.
COSA DICE LA NASA - Al momento la NASA ha "risposto" alle preoccupazioni definendo i rischi per la sicurezza pubblica "estremamente bassi" ma, come rivela l'articolo, non tutta la comunità scientifica internazionale è d'accordo. Secondo diversi scienziati, quindi, andrebbero analizzati i suddetti materiali prima del loro ingresso nella nostra atmosfera, una procedura che però al momento complicherebbe di tanto una missione già molto difficile, nonché dispendiosa.
LE PREOCCUPAZIONI - Dopotutto, sottolinea John Rummel, (astrobiologo ex NASA), non abbiamo abbastanza informazioni sul Pianeta rosso per quantificare i rischi di una missione come Mars Sample Return in relazione ad un possibile contagio interplanetario. Secondo lo scienziato, infatti, si deve avere “una sorta di rispetto per l’ignoto”.
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