ROMA – Dopo il terremoto elettorale del 4 marzo, gli occhi dei commentatori politici si sono concentrati sulla tornata di elezioni amministrative del 10 giugno. La domanda latente è se il sentiment elettorale degli italiani avesse effettivamente cambiato pelle oppure no. L’Istituto Cattaneo, presieduto da Pier Giorgio Ardeni, ha analizzato i dati elettorali dei comuni con più di 15 mila abitanti mettendoli a confronto con quelli delle politiche 2018 e delle precedenti amministrative.
LE FORZE IN CAMPO – L’analisi curata da Marco Valbruzzi e Francesca Basini si concentra sulle principali forze dei tre poli ovvero PD, Forza Italia e Lega, Movimento 5 Stelle.
IL PARTITO DEMOCRATICO - Cominciando dal Partito Democratico, alla perdita di 4,5 punti percentuali rispetto alle precedenti amministrative, contrappone una ripresa del 3,4% rispetto al tonfo delle ultime politiche. Risultati che mettono in evidenza una “resilienza del voto al Pd sul territorio, dove ancora (r)esiste un’organizzazione relativamente radicata e una rete di amministratori sufficientemente riconosciuta”.
IL M5S – Diversa prestazione elettorale per i 5 Stelle che registrano un lieve aumento (+1,7%) rispetto alle precedenti amministrative ma un crollo dal 39,4% al 10,6% rispetto alle politiche del 4 marzo. Scarso radicamento sul territorio e natura fortemente selettiva (che favorisce l’astensionismo), possono essere due fattori determinanti per questo risultato.
IL CENTRODESTRA – Nel polo di centrodestra alla contrazione di Forza Italia – tra cinque e sei punti percentuali in meno rispetto alle precedenti tornate elettorali – fa da contrappeso la tenuta della Lega rispetto alle politiche di marzo (-0,5%) e il forte avanzamento rispetto alle precedenti amministrative (+5,1%).
LA LETTURA – Complessivamente il risultato delle elezioni amministrative del’11 giugno evidenzia una contrazione del consenso dei cinquestelle che ha prodotto “un revival del bipolarismo tradizionale tra il centrosinistra e il centrodestra” in molti contesti locali. Lo squilibrio del M5S tra la capacità di raccogliere consenso elettorale a livello nazionale e lo scarso appeal a livello locale “renderà ancora più difficile l’individuazione di un punto di equilibrio nel sistema partitico italiano”.
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