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Intelligenza artificiale, come cambierà il mondo lavorativo?

Intelligenza artificiale, come cambierà il mondo lavorativo?

ROMA - L’intelligenza artificiale è certamente uno degli argomenti di più interesse del periodo attuale e con delle potenzialità straordinarie. Eppure, nonostante tale importanza, suscita dubbi e preoccupazioni. Come ogni innovazione, del resto, bisogna conoscerla e saperla utilizzare per non farsi sopraffare.

In ogni settore professionale ci si chiede come l’intelligenza artificiale cambierà il modo di lavorare e forse anche di vivere. Inoltre, passato l’entusiasmo iniziale, adesso si fanno largo tantissimi dubbi, curiosità, domande soprattutto di natura etica.

È indubbio che l’impatto che l’AI ha avuto sul modo di generare contenuti è devastante. Si tratta di uno strumento dalla potenza straordinaria. Nel campo del graphic design si è cominciato dalle immagini. Applicazioni come Midjourney, Adobe Firefly hanno generato nei primi mesi dal lancio, centinaia e centinaia di milioni di immagini. In tanti hanno provato, sperimentato, commentato e sentenziato a livello mondiale.

Una su tutte la domanda che ci preoccupa: davvero l’AI renderà il lavoro del graphic designer superato? O, addirittura, metterà a rischio i posti di lavoro nei settori creativi?

Per Cinzia Marotta (Adobe Guru ed Adobe Instructor, coordinatrice dell'area Graphic Design di Musa Formazione, oltre che titolare di un'agenzia di grafica e comunicazione visiva) il rischio c’è: «Così come è già avvenuto nel corso della storia, in tanti momenti in cui il progresso ha fatto un balzo in avanti. Ci troviamo esattamente nella condizione dell’atleta che si accinge a saltare. Come andrà il salto dipende da tanti fattori, interni ed esterni all’atleta. E proprio come l’atleta si allena e si prepara, il professionista ha bisogno di studiare e aggiornarsi per ottenere risultati migliori».

«L’AI – ha spiegato Marotta – è in grado di simulare la capacità e il comportamento del pensiero umano. Dove però “pensiero” deve essere inteso strettamente legato al verbo “simulare”. Ovvero, le intelligenze artificiali possono compiere connessioni, fare analisi e generare risultati come farebbe un essere umano senziente, basandosi e utilizzando materiali e informazioni reperibili in un database. Se consideriamo la vastità delle risorse disponibili in rete e la velocità con cui le AI “lavorano” è chiaro che nessun professionista potrà mai competere con loro. Davanti ad una richiesta per il progetto di un documentario sui luoghi impervi della Terra, impaginato come uno storyboard, occorreranno 2 giorni lavorativi e un team di 2 grafici. Con il ricorso all’intelligenza artificiale basteranno 3 ore».

Eppure, nonostante tale efficienza, bisogna vedere il bicchiere mezzo pieno. Per Marotta «quello che attualmente fa l’AI generativa è obbedire a un ordine, il pensiero, la progettazione, l’idea sono ancora esclusive degli umani, almeno per ora! Tutto il tempo risparmiato per il reperimento e la modifica delle immagini può essere destinato alla parte creativa, il lavoro del professionista ne beneficerà».

Va, però, considerato un aspetto importante: «Nelle immagini che l’AI generativa ci propone, l’estetica prevarrà con requisiti ben definiti. Ma c’è il rischio di una massificazione con una perdita di qualità comunicativa. Senza considerare che poi potremmo abituarci a mostruosità irreali, ritenendole i nuovi standard. Siamo sicuri che non è certo il progresso a creare fenomeni deviati, ma l’uso che si fa degli strumenti. Il progresso non si ferma, questo è un dato di fatto. Non vogliamo essere come quei docenti che negli anni 2000 pretendevano che gli alunni facessero le ricerche senza utilizzare Internet ma solo enciclopedie cartacee. Piuttosto bisognava insegnare agli studenti a utilizzare Internet, definendo correttamente la ricerca e selezionando fonti autorevoli».

Secondo Marotta «abbiamo un’occasione unica, possiamo cogliere la grande opportunità di utilizzare uno strumento eccezionale per raggiungere i nostri scopi nel migliore dei modi, oppure combatterla inutilmente o, peggio, lasciarci sopraffare. La strada da percorrere è sempre la stessa, l’unica che funziona sempre: quella dell’informazione e della formazione. Dobbiamo conoscere a fondo questo strumento e imparare a padroneggiarlo. Solo così possiamo stare al passo con i tempi e trarre il maggior vantaggio possibile dall’innovazione nei flussi di lavoro.

Per fronteggiare tale novità, però, occorre prepararsi. «Il primo passo per crearsi una solida preparazione, che nessuna AI potrà eguagliare, è partire dalle basi, dalla cultura grafica, dai criteri della comunicazione visiva, dalle tecniche di progettazione, come la gestione del layout o la scelta del tema cromatico in base alle regole dell’armonia dei colori, conoscere i principi del buon design. Insomma, bisogna acquisire le conoscenze e le competenze indispensabili per diventare un professionista. Su questa solida base, unita all’esperienza sul campo, saremo in grado di “ordinare” all’AI di svolgere alcuni compiti per noi. È su questa solida convinzione che si fonda la progettazione didattica della formazione digitale nel campo della grafica, comunicazione visiva e digital media proposta da Musa Formazione. Si parte dalle figure professionali che operano in questo settore e si definiscono i percorsi formativi necessari per acquisirne le competenze. Nel farlo, ovviamente, Musa Formazione si avvale del supporto di esperti conoscitori di questa affascinante materia. Una formazione pensata sia per professionisti che hanno bisogno di specializzarsi e adeguarsi alle innovazioni, sia per studenti universitari e di scuola superiore che possono, attraverso questi corsi, apprendere le competenze pratiche necessarie quando si entra in azienda. Un catalizzatore per trovare subito spazio nel mondo del lavoro».

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