ROMA - In un'intervista all'ANSA Andrea Cusumano, ricercatore in oftalmologia presso l'Università di Tor Vergata e consulente medico scientifico del progetto PRIMA, grazie al quale cinque persone non vedenti a causa di una forma ormai terminale di maculopatia, hanno riacquistato la vista.
IL COMMENTO -Per Cusumano il progetto «è volto a ripristinare una visione artificiale in pazienti non vedenti mediante una protesi retinica ideata e inizialmente realizzata da Daniel Palanker, della Stanford University. I dettagli di questa prima sperimentazione saranno resi noti anche in occasione del Macula Today 2019, il convegno organizzato dalla Macula & Genoma Foundation Onlus. L'occhio bionico - aggiunge Cusumano - funziona grazie a un microchip costituito da 378 'fotodiodi' miniaturizzati, con dimensioni totali di soli 2 millimetri di lunghezza e larghezza. Impiantato sotto la retina, è in grado di sostituire i 'fotorecettori' retinici mancanti nei pazienti con degenerazione maculare legata all'età (AMD) di tipo atrofico allo stadio terminale di malattia, restituendo in parte la funzionalità visiva persa e, con essa, un maggiore grado di indipendenza e autonomia».
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