ROMA - Magari non può salvare dall’orlo di un precipizio, ma quello che la musica può fare è aiutare l’attività fisica, basta che ci sia il ritmo giusto. Questo l’esito della ricerca pubblicata su Frontiers in Psychology, condotta dall’Università di Verona e che aveva come co-autore Luca Paolo Ardigò, docente di Metodi e didattiche delle attività sportive, del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento dell'Università di Verona.
IL RITMO - Basterebbe, secondo lo studio, ascoltare brani con un ritmo di 170-190 battiti per minuto (bpm) per migliorare la resa dell’allenamento, riuscendo a dare il meglio di sé. La chiave starebbe nel fatto che il cervello ridurrebbe la percezione dello sforzo fisico, sia per gli esercizi di endurance come una camminata o durante allenamenti ad alta intensità.
LA RICERCA - Lo studio dei ricercatori di Verona è stato effettuato su 19 donne mentre eseguivano allenamenti di resistenza (camminata su tapis roulant) ed esercizi ad alta intensità (leg press). Questo in rapporto a quattro diverse condizioni: in silenzio, con una musica a bassa frequenza (90-110 bpm), con una musica a frequenza media (130-150 bpm) e un ad alta frequenza (170-190 bpm). I risultati hanno dimostrato che a musica ad alta frequenza il cervello percepiva meno lo sforzo fisico. In futuro, si prospetta di studiare questo fenomeno anche in rapporto ai testi e ai tipi di musica preferiti.
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