ROMA – Una banca dati universale del Dna al servizio della medicina forense: sarebbe più produttiva, meno discriminatoria e garantirebbe una maggiore privacy. A proporla sulla rivista Science è il gruppo della Vanderbilt University di Nashville, guidato da James Hazel.
L’IDEA – Negli Stati Uniti recentemente i database con i dati genetici disponibili al pubblico, che appartengono alle aziende private, hanno permesso di identificare dei presunti killer, collegando il Dna trovato sulla scena del crimine con le informazioni genetiche date volontariamente dai loro familiari. Anche se il Dna è un potente strumento per risolvere i crimini, c'è però la questione di quali corpi di polizia potrebbero avervi accesso e dell'assemblaggio di dati genetici pubblici e privati. Lo sviluppo di una banca dati forense universale potrebbe eliminare alcuni problemi, secondo gli studiosi, e permettere di superare alcuni pregiudizi collegati agli attuali database forensi, che sono costituiti in gran parte da campioni di persone arrestate o condannate generalmente giovani e di colore, a differenza di quelli privati che invece hanno il Dna di persone bianche.
ROMA – Ancora arbitro protagonista in Serie A. Nel corso di Roma-Genoa, valevole per la 24ª giornata del massimo campionato, il signor Rosario Abisso annulla, dopo la consultazione del...
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