SAN MARINO – 15 mila: è questo il numero delle famiglie italiane che hanno perso le tracce della sacca di sangue del cordone ombelicale del proprio figlio che avevano affidato a una banca di cellule staminali con laboratori in Svizzera e una controllata italiana. La crioconservazione sarebbe dovuta durare 20 anni, ma la banca è fallita. Unica informazione giunta – hanno raccontato alla stampa alcuni dei genitori coinvolti – è quella di un accordo di subappalto con laboratori polacchi per il proseguimento della conservazione. Molte famiglie, però, non sono riuscite a rintracciare il sangue che avevano consegnato alla società per la crioconservazione.
VIE LEGALI - L'intenzione è di agire per vie legali e class action. La situazione non è però paragonabile al fallimento di un istituto bancario: il bene conservato in una biobanca non può trovare un corrispettivo economico che compensi realmente la perdita. D'altra parte, quanto accaduto non deve far perdere fiducia nelle banche di cellule staminali. Piuttosto, deve far riflettere sulla necessità di mettere il sangue del cordone ombelicale dei propri figli nelle mani di società affidabili e solide dal punto di vista economico.
L’EVOLUZIONE - Da questo punto di vista, quanto è accaduto non stupisce perché l'evoluzione della società coinvolta era largamente prevedibile. Era evidente da diversi anni, infatti, che i costi prospettici che la società aveva accumulato dalla vendita del servizio di 20 anni di crioconservazione non potevano essere coperti dalle inconsistenti riserve dichiarate in bilancio. L’ipotesi di coprire i costi maturati con l’incasso di nuovi clienti, che sarebbe comunque stata espressione di uno “schema Ponzi”, è stata invece vanificata dalla profonda crisi del settore specifico.
ROMA – Ancora arbitro protagonista in Serie A. Nel corso di Roma-Genoa, valevole per la 24ª giornata del massimo campionato, il signor Rosario Abisso annulla, dopo la consultazione del...
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