MILANO - I report indicano che a partire da questo anno circa l’83% delle attività lavorative saranno svolte in cloud. Aumenta quindi il numero dei possibili obiettivi per gli attaccanti e questo sembra essere il momento perfetto per colpire.
IL CLOUD - Per molte organizzazioni, la migrazione da approcci on-premise alle infrastrutture cloud è un’impresa che potrebbe esporle ad attacchi, soprattutto se non sono stati predisposti piani di sicurezza per il cloud. Ad ora (2020), la divisione di consulenza di Mandiant stima che il 25% delle sue attività di risposta agli incidenti riguarderanno sistemi ospitati in cloud pubblici, è un aumento significativo rispetto agli anni precedenti e FireEye ritiene che questi numeri cresceranno. Questo vuol dire che un numero sempre maggiore di organizzazioni stanno spostando i propri sistemi in cloud e la relativa sicurezza non può restare indietro.
LA SICUREZZA - Il cloud può essere più sicuro di un data center tradizionale in termini di gestione, controlli, aggiornamenti e molto altro, tuttavia le comuni tecniche di attacco di phishing, volte a sottrare le credenziali, rimarranno efficaci in quanto non dipendono da dove l’organizzazione opera. La migrazione ad un cloud pubblico implica anche molteplici nuovi compiti per i team di sicurezza, tra cui:
ROMA – Ancora arbitro protagonista in Serie A. Nel corso di Roma-Genoa, valevole per la 24ª giornata del massimo campionato, il signor Rosario Abisso annulla, dopo la consultazione del...
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