ROMA – Il diritto all'oblio può essere invocato anche partendo da dati presenti sul web che non siano il nome e il cognome dell'interessato se lo rendono identificabile, anche in via indiretta. E' il principio fissato dal Garante per la privacy in merito al reclamo di un professionista che aveva richiesto inutilmente a Google di cancellare una Url reperibile online digitando non il proprio nome, ma la sua qualifica di presidente di una determinata cooperativa.
I FATTI – La Url - spiega la Newsletter del Garante - faceva riferimento a una notizia non più attuale e non aggiornata, relativa ad un rinvio a giudizio avvenuto 10 anni prima, per il quale c'era stata poi una sentenza definitiva di assoluzione. La permanenza in rete della notizia rappresentava, per l'interessato, un grave e irreparabile pregiudizio alla propria reputazione. Alla richiesta di rimuovere la Url, Google aveva risposto di no, sostenendo che fosse inammissibile una richiesta di deindicizzazione per chiavi di ricerca che non includono il nome e il cognome di una persona fisica, sulla base di quelli che riteneva essere i principi fissati dalla Corte di Giustizia dell'Ue nella cosiddetta sentenza "Google Spain".
ROMA – Ancora arbitro protagonista in Serie A. Nel corso di Roma-Genoa, valevole per la 24ª giornata del massimo campionato, il signor Rosario Abisso annulla, dopo la consultazione del...
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